Convegno: Carte dell'Inquisizione

L’inquisizione è stata in vario modo mitizzata, soprattutto in modo peggiorativo. Ma non sempre questa istituzione ecclesiastica che tanta importanza ha avuto negli ultimi secoli del medioevo e nel primo dell’età moderna ha agito in prima persona ed è direttamente colpevole delle innumerevoli tragiche persecuzioni che le sono attribuite: a esempio non sempre i processi alle streghe soprattutto nelle aree alpine sono stati gestiti da tribunali locali laici, che hanno saputo dare prova di grettezza e di superstizione non condivise dallo stesso tribunale ecclesiastico. La delazione, il processo e la condanna delle streghe non sempre hanno un’origine dalla superstizione: nel caso di Rocca d’Arazzo sono anzi motivati da lotte politiche nel piccolo centro abitato di confine, in un quadro generale di disfacimento progressivo dello Stato sforzesco.
 
Finora si sono ricercati e studiati gli atti dei processi: ma raramente sappiamo l’ambiente sociale in cui tali processi si sono svolti e le reali motivazioni che hanno portato alle accuse di stregoneria.
 
Soprattutto tali documenti processuali sono stati ricercati non sempre nelle collocazioni in cui si trovano, e questo grazie alle, a volte scarse, conoscenze di storia istituzionale e di storia degli archivi di chi si è dedicato alla loro ricerca. Il contributo di Luca Fois è illuminante a questo riguardo: l’ampliamento della base documentaria è ancora largamente possibile. Soprattutto occorre superare i ristretti confini amministrativi delle attuali realtà politiche e istituzionale per avere orizzonti più ampi: spesso la limitatezza delle ricerche d’archivio, dovuta a eccessivo amore per la storia locale, ha fatto ignorare vicende significative attestate però in archivi geograficamente lontani, con un criterio di collocazione geografica dettato dalle situazioni politiche di allora, diverse dalle attuali. Una ignoranza questa imperdonabile per uno storico.
 
Il coinvolgimento dell’Inquisizione nell’ambito della censura settecentesca è un altro aspetto, forse meno noto, di questa Istituzione.
 
Lo svolgimento del convegno nell’Archivio di Stato di Parma, che oltre a una grande ricchezza di materiale documentario di interesse che travalica ampiamente gli attuali confini della città e della provincia è sede anche di una Scuola di Archivistica, Paleografia e Diplomatica di tradizione più che secolare, ben rende il concetto del continuo approfondimento degli studi e della grande importanza del non doversi limitare all’ambito unicamente locale, ma della necessità di un orizzonte nazionale o, ancora meglio, sovranazionale ed europeo.
 
Alla ricerca delle carte dei processi alla fine del Medio Evo: miti e pratica reale
Luca Fois
 
Malgrado la grande fortuna di opere dedicate alla stregoneria nel medioevo, manca ancora per l’Italia una ricerca sistematica nei fondi documentari per stabilire le caratteristiche dell’azione antistregonesca. Al di là degli aspetti folklorici, mistico-religiosi, metareali e di una localizzazione quasi esclusivamente «alpina», l’esplorazione dei fondi notarili e di altri percorsi archivistici non consueti, potrebbe riservare interessanti punti di vista di un fenomeno – la stregoneria e la sua repressione – che appare molto più complesso e sfaccettato di quanto si possa credere, intersecando a più livelli la storia sociale, politica, religiosa e culturale del tardo medioevo. Dopo aver presentato i percorsi fino ad ora seguiti dalla ricerca, il contributo indicherà, tramite esempi, alcune direzioni possibili, evidenziando gli elementi fortemente contraddittori radicati nella percezione generale del fenomeno.
 
Streghe sconosciute in Lomellina
Filippo Catanese
 
Nel panorama dei processi contro le streghe in Italia settentrionale tra la fine del medioevo e l'inizio dell'età moderna si segnala la presenza di un documento inedito che riporta la vicenda di una donna accusata e condannata di stregoneria a Zinasco (località a pochi chilometri a ovest di Pavia). Il documento, datato 10 maggio 1492, riporta le dichiarazioni rese spontaneamente dalla strega e attraverso esse, grazie al confronto con gli altri documenti già noti, è possibile ricostruire il contesto in cui si è svolto il processo, ma anche notare elementi di novità rilevanti rispetto a quanto finora si conosce sull'argomento.
 
Rocca d’Arazzo 1489: chi crede alle streghe?
Ezio Barbieri
 
Il processo a streghe di Rocca d'Arazzo a fine Quattrocento si inserisce in un quadro documentario ricchissimo rimasto sconosciuto perché conservato lontano dagli abituali luoghi in cui si trova la documentazione locale. Tutte le vicende (processo e avvenimenti connessi, tra il 1485 e la calata dei Francesi nel 1494) sono inedite e ignote. Il quadro storico e la collocazione geografica mostrano che l'accusa è unicamente un atto di guerriglia politica all'interno del borgo.
 
Inquisizione e censura libraria a Parma nel Settecento
Federica Dallasta
 
Lo studio si propone di raccogliere tutte le fonti attualmente reperibili sull'attività del Sant'Uffizio a Parma nel XVIII secolo e nei primi anni del XIX, prima della definitiva soppressione napoleonica. Una buona quantità di documenti è stata individuata presso l'Archivio della Congregazione per la Dottrina della Fede (in Vaticano), dove in passato sono confluite le carte delle due congregazioni romane dell'Inquisizione e dell'Indice. Altre fonti sono emerse negli archivi diocesani di Parma e Guastalla: per esempio il catalogo dei libri di don Giuseppe Capretti, che svolse la funzione di inquisitore quando il tribunale della fede di Parma venne soppresso dal duca don Ferdinando di Borbone (1769-1780) e un processo per stregoneria a carico di un finto prete, che prometteva di trovare - a pagamento - tesori nascosti sotterrati nei campi intorno a Guastalla. Anche presso l'Archivio di Stato di Parma sono custoditi documenti preziosi, che fanno luce sulla riapertura del Sant'Uffizio a Parma nell'estate del 1780, dopo il concordato raggiunto fra la Santa Sede e il ducato borbonico.
 
Particolare attenzione è dedicata al tema della censura libraria, perché Parma era sede di alcune officine tipografiche particolarmente attive, che necessitavano sempre dell'imprimatur per far partire i loro torchi.
 
Data: 13 ottobre 2019
Costo del biglietto:
Prenotazione: Nessuna
Luogo: Parma, Archivio di Stato di Parma
Orario: 10.00
Telefono: +39 0521 233185
Fax: +39 0521 228254
E-mail: as-pr@beniculturali.it mbac-as-pr@mailcert.beniculturali.it
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